LUANO PINZI – Opere
Con profonda emozione ho visionato le opere qui esposte di Luano Pinzi, un collega col quale ho lavorato per molti anni, e del quale conoscevo la coerenza nella ricerca e l’impegno esistenziale, un artista che ammiravo pur conoscendo poche sue opere, perché il carattere schivo non lo portava ad esporre e far conoscere la sua produzione. Ho potuto approfondire il suo percorso formale anche grazie al supporto del fraterno amico Cesare Baglioni, che con lui ha mosso i primi passi, e che ringrazio per avermi permesso di visionare i documenti relativi alla storia creativa che mi si è rivelata ancor più interessante di quanto avessi immaginato.
Non mi ha meravigliato riconoscerlo già nelle parole di presentazione di una esposizione in tandem del 1976, scritte da Renzo Pepi, quando dopo aver conseguito il Magistero d’Arte a Firenze era studente ventiquattrenne della facoltà di Lettere e Filosofia a Siena: in quell’occasione, che lo vide esporre opere di impronta naturalistica (il verde per lui nativo di Abbadia sarà sempre vitale, basti pensare alle sue costanti frequentazioni di Scozia ed Irlanda nei mesi estivi) ed insieme opere di impronta rigorosamente cubista, Pepi notava la razionalità, volta a mascherare i propri conflitti attraverso il rigore formale. Il prodotto finale passa talvolta attraverso la macchina fotografica, tecnica già molto usata dai pittori dell’Ottocento, viene pensato ed infine portato sulla tela. Possiamo dire di lui che fin da quell’età giovanile è alla ricerca del classicismo, dell’equilibrio che lo porterà negli anni a risultati della perfezione formale e concettuale che oggi possiamo ammirare.
L’amore per lo studio incessante lo porterà ad innamorarsi della optical art, il massimo della forma matematica pura, un lavoro di precisione e di righello che, se all’epoca ebbe larga fortuna in ogni campo estetico, negli anni più recenti gli ha permesso di creare una produzione tutta originale, tutta sua, proprio quello che qui possiamo ammirare e che ha caratterizzato, come un testamento, il lavoro che ha portato a compimento incessantemente negli ultimi anni.
Ma la sua ricerca è anche nell’originale impiego dei materiali. Del 1987 è un acrilico e doratura su faesite, oggi proprietà dell’I.N.P.S., intitolato Attesa. Che ci fa comprendere come sia stato un eccellente docente di laboratorio di discipline pittoriche, ed anche di educazione visiva. I colori incandescenti, che sono poi, per quanti lo hanno conosciuto, i colori della passione anche polemica che lo portava a difendere accesamente le sue opinioni, soprattutto nell’ambito morale e sociale, è imbrigliato dalla regola artistica volta a conseguire un risultato di pura bellezza espressiva.
Già nel 2006 ho molto ammirato una sua opera in acrilico a foglia d’argento, nel corso della indimenticata DocentInMostra, tanto che nella prefazione al catalogo scrivevo “raffinatissima la proposta creativa di Luano Pinzi, quasi orientale nel suo amore per la calligrafia, che utilizza come un antico miniaturista facendone emergere le valenze estetiche preziose oltreché contenutistiche”: questo il Luano dalla creatività più originale, inconfondibile, che nella pregnanza delle opere degli ultimi anni è andato vieppiù affermando l’unicità della sua personalità oltre che della sua estetica. Profondo e sistematico, docente ed artista, un tutt’uno. Come ha voluto trasmettere un metodo di lavoro nei suoi allievi, direi nella sua bottega, attento alla loro puntualità nel rispetto del metodo, arnesi di lavoro pulizia del sito di produzione per ottenere risultati mai sciatti, insegnamento di base del resto comune a quanti hanno avuto la fortuna di frequentare questa scuola, così a noi tutti ha voluto lasciare un testamento ricco di contenuti concettuali, leggere le opere per comprendere, nelle lingue europee dal latino all’inglese, regalandocene la concettosità universale con colori e forme di eleganza formale assoluta, pregnanti nelle loro piccole dimensioni, vedi i messaggi affidati alla forma perfetta del quadrato nei colori bianco giallo rosso e blu. Il valore della scrittura come valenza decorativa oltreché esplicativa risale al medioevo, anzi già alla ceramica greca ma indubbiamente ha trovato la sua espressione più alta in età medievale, quando anche i nostri artisti utilizzavano i moduli dell’alfabeto islamico con intenti decorativi, ma in Luano è di più, è l’urgenza di affidare all’arte ciò che si ritiene messaggio per i posteri, le parole dei classici, senza timore di lavorare, lui agnostico, come un antico amanuense conventuale (preziose le competenze sulla scuola cluniacense che mi ha trasmesso) convinto infine, dopo la ricerca di una vita sul colore, il pieno e il vuoto, la forma estetica, che solo la parola possa ospitare tutta una civiltà. (Romana Pellegrini)